Trieste, 26 gen - "Un anno e mezzo fa sono partito per un
viaggio in Israele. Quando eravamo in aeroporto è giunta la
notizia che alcuni razzi stavano cadendo sui cittadini inermi di
quel Paese. Persone costrette, ancora oggi, a correre nei rifugi
per non perdere la vita mentre stanno facendo la spesa o vanno a
scuola".
"Se, pertanto, le pietre d'inciampo non possono certo riportare
in vita le persone in passato barbaramente uccise, non dobbiamo
però dimenticare i fenomeni di intolleranza e persecuzione nei
confronti della comunità ebraica ancora presenti in Israele e in
diverse parti del mondo. Queste piccole pietre devono essere un
monito a non sottovalutare queste manifestazioni di odio".
Lo ha affermato questa mattina il governatore del Friuli Venezia
Giulia, Massimiliano Fedriga, durante la posa, a Trieste, della
prima delle tredici nuove 'Stolpersteine', ideate dall'artista
Gunter Demnig.
Organizzata dalla Comunità ebraica di Trieste, la cerimonia si è
svolta in collaborazione con il Comune di Trieste, con
l'autorizzazione della Soprintendenza archeologia, belle arti e
paesaggio del Friuli Venezia Giulia, con la partecipazione del
Liceo classico linguistico Petrarca e alla presenza dei
discendenti delle vittime della persecuzione nazifascista.
"La nostra speranza - ha affermato Fedriga - è che le
istituzioni, in modo compatto e univoco, possano fare da argine
nei confronti di derive estremamente pericolose".
"Per questo la Regione Friuli Venezia Giulia sarà sempre al
fianco e parte di quella comunità ebraica che ha il coraggio di
alzare la voce per dire: fermi, basta!".
Le pietre d'inciampo installate oggi ricordano tredici persone -
quasi tutte nate a Trieste - morte nei campi di sterminio:
Samuele Levi, Vincenzo Gigante, Anna Israel Israel, Isacco Gino
Israel, Enrico Almagià, Giuseppina Jesurum, Lucia Israel Cesana
con i figli Giacomo, Davide e Rachele, Zoe Russi, Mario Levi e
Alberto Levi.
Con quelle posate oggi, sono in tutto 63 le 'Stolpersteine'
presenti a Trieste.
ARC/RT/pph